ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
San Sisto e la storia
delle infinite modifiche
>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
22/08/2015 - 00:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Il tre settembre si avvicina e l’attenzione della città si concentra, giorno dopo giorno, verso porta Romana dove giovedì è stata innalzata Gloria, la nuova Macchina che ha già catturato il cuore dei viterbesi. In effetti osservandola mentre prende forma se ne capisce immediatamente il perché se ne può prevedere l’imminente successo.

Spostando però lo sguardo solo di pochi metri, alla sinistra dall’elegante campanile che cammina vi è una torre, immobile e possente, che fa da contraltare alla macchina e che ha osservato silenziosa nei secoli l’evoluzione di questa festa.

Si tratta del campanile di San Sisto una delle chiese più antiche di Viterbo testimonianza preziosa dell’architettura locale e delle sue evoluzioni stilistiche.

Il primo nucleo fu costruito, secondo le fonti più accreditate, addirittura nel IX secolo e corrisponde evidentemente alla parte anteriore dell’odierna fabbrica, sino alla scala che conduce all’altare. Poi il desiderio di ampliare la costruzione e di dotarla di un ampio presbiterio rialzato portarono al prolungamento della chiesa sino alle mura. A testimonianza di ciò possiamo ancora oggi osservare, a ridosso della facciata, il primo e più antico campanile, di dimensioni assai inferiori rispetto all’attuale realizzato adattando invece una delle alte torri che rinforzavano la cinta muraria.

Successivamente altre modifiche cambiarono il volto della chiesa quando ad esempio il soffitto ligneo fu coperto da volte a crociera o quando, fatto piuttosto inconsueto, fu aggiunta una quarta navata sul lato destro sfruttando lo spazio oggi occupato dal piccolo giardino.

L’età arcaica, almeno del nucleo originario, è del resto testimoniata dalle colonne interne in cui l’entasi , cioè il rigonfiamento del fusto, è qui assai pronunciato mentre il capitello non è sormontato dall’abaco come avviene solitamente nello stile più maturo. Anche per quanto riguarda la facciata possiamo documentare una serie di sovrapposizioni. Detto dell’aggiunta laterale sappiamo che anche l’aspetto esterno è andato modificandosi per via di aggiunte e modifiche tuttavia nel 1913 fu condotto un sapiente restauro che rese visibile la struttura più antica della facciata. La sorpresa fu grande dal momento che ci si rese conto della presenza di archetti ascendenti che coronavano la facciata. Questa caratteristica è piuttosto interessante perché svela una forte influenza da parte dell’architettura romanica di area toscana dove questa soluzione era assai diffusa, basta pensare al famosissimo duomo di Pisa o a San Miniato. Sfortunatamente le fortezze volanti alleate che bombardarono Viterbo sganciarono su San Sisto un numero impressionante di bombe che cancellarono completamente la facciata, il tetto con le volte posticce e parte delle navate. Dell’esterno riportato alla luce con i restauri non rimangono oggi che alcuni disegni, in seguito, l’esterno verrà infatti ricostruito semplificando le forme e rendendo la facciata un semplice muro perimetrale che conclude la navata privo di ogni valore plastico e architettonico.

Sono tanti insomma i motivi per cui conoscere e visitare questa chiesa. Non si tratta solo dello sfondo alla “mossa” la sera del tre o il luogo in cui viene impartita ai facchini la suggestiva benedizione in “Articulo Mortis” ma di uno dei luoghi più pregni di storia di tutta la città.





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